Sulle scale


Ne eri certo.

Sarebbe andata così.
O in alternativa un sabato mattina con gli occhialoni.
E il pigiama sotto i jeans.
Il tuo Vicino, l’uomo, o meglio il pischello, con più difficoltà sulla faccia della terra a prendere un caffè a casa tua, l’hai incontrato.
Per caso.
Non pronto.
Sulle scale.
Tu.
Con una pizza in mano.
Con i capelli sporchi
E appicicaticci di gel.
Lui.
Perfetto, vestito di nero.
Perfetto, con l’Iphone.
E la musica a palla nelle orecchie.
Tu.
Con le occhiaie da 12esimo giorno di raffreddore.
Con la voce da trans brasiliana, naturalizzata romana.
E abbigliamento da ufficio, che non sarebbe nemmeno male se non fosse per la pashmina attorcigliata al collo.
Da suicidio o da mal di gola al 13esimo giorno.
Lui.
Perfetto, con i capelli perfettamente in ordine.
Perfetto, con un sorriso smagliante.
Roba che tu manco quando vai a ballare tu sei così perfetto.
La tua casa.
Te la ricordavi in ordine.
E, invece, il solito disastro.
Cioè meno disastro di quanto potrebbe essere e di come chi ti conosce l’ha vista.
Ma lontana da quella perfezione asettica in cui vorresti presentarla.
Per non parlare del fatto che hai azionato le luci da rimorchio che valorizzano l’arredamento solo quando ti sei reso conto che la luce fredda della lampadina rendeva tutto più grigio e più sporco, mettendo in evidenza la spazzatura che faceva capolino dietro le tende e diceva ciao, come le caprette di Heidi (in realtà avresti voluto fare un parallelismo partendo da “fare capolino” ma il livello della metafora sarebbe stato eccessivamente poco sollevato da terra).
Lui.
Che fa una smorfia quando vede come sei vestito.
Che muove il sopracciglio destro quando vede il lavello, che era sgombro di piatti per la cronaca, ma pieno di cartacce. Di Oki.
Detto questo, la voglia di fare fichi-fichi, per dirla con una canzone anni ’90, con lui ti era passata da un pezzo.
Certo è che, se anche avessi avuto ancora un briciolo di voglia, questo bagno di quotidianità, ha reso impossibile qualunque tipo di approccio indirizzato alla stanza da letto. O anche al divano. Non per terra, ma solo perché ci sono le piastrelle e fa freddo.
In barba alle foto sexy e in posa dell’album Supermarket di Facebook dietro cui ti nascondi on line e che usi come biglietto da visita, ora ingurgiti bulimicamente un Vodka Lemon, che bevi, per dimenticare.
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