Qualche giorno fa ti aggiunge su Facebook, che ormai – come dice il Vicino in una delle sue pillole para-televisive – è una chat gay, un tale con una sigla al posto del nome, tanto da renderlo impronunciabile. Con tutta probabilità ora che l’hai scritto i tuoi numerosi lettori (aka il Dottorino) ti faranno notare che è da pazzi non sapere cosa vuol dire quella sigla. Ma continuiamo senza divagare sulle offese che spesso ti vengono rivolte solo per la tua adorabile ingenuità e ignoranza della moda o di temi rive gauche.
Amici in comune: 2.
Vogue Ambition, che praticamente ormai è una di quelle amicizie-spia per capire se il tuo nuovo interlocutore appartiene alla tua stessa religione, e 2M.
Il che ti fa quindi pensare al potere della viralizzazione. Non solo della tosse/raffreddore/influenza che affligge Milano ma anche delle amicizie su Facebook. Soprattutto quando il tuo profilo è corredato da foto in cui sembri particolarmente sexy.
Già ti immagini un’uscita a 4 con te e NomeImpronunciabile (NI d’ora in poi perché il soprannome è troppo lungo da scrivere) da una parte e il Dottorino e 2M dall’altra.
Certo di non aver mai visto NI, parti quindi con il tuo messaggio simpatico con il quale approcci chi ti aggiunge su Facebook. Testualmente “Ma noi” nell’oggetto “ci conosciamo?” con tanto di faccina con la lingua di fuori per fare il simpatico provolone.
La sua risposta è secca.
“Sì abbiamo scopato 4 anni fa”.
E poi aggiunge la zona, centrale e da ricco, altro che l’inizio della periferia attuale, dove abitavi.
Cerchi di recuperare, fai lo sciolto.
Ridi di te stesso e della tua brutta figura, gli fai un complimento dicendo che i tuoi gusti in fatto di batacchi comunque non sono cambiati.
E lo inviti a vedere casa nuova per un caffè.
Lui, evidentemente, quella sera (pomeriggio o mattina, sa dio o chi per lui) se la ricorda. Non ti è chiaro se con astio perché fu una performance non all’altezza delle aspettative – ma forse non ti avrebbe aggiunto tra gli amici. Oppure se con estrema passione – e quindi è rimasto deluso che la sua faccia ti sia meno familiare di quella del fruttivendolo sotto casa da cui sei andato due volte in tre anni. Oppure se ce l’avesse con te per una promessa di amore eterno fatta in quell’istante subito precedente al raggiungimento della gioia nel quale un anaforico “sì” è l’unica risposta che ti viene da dare a qualsiasi domanda.
Sia come sia, NI quella sera (o quel che fu, poco importa) se la ricorda bene. E tu no.
E lui ti risponde, secco e per nulla divertito, che sarà molto più facile incontrarsi in giro, visto gli amici comuni.
E a quel punto ti è chiaro che non ci sarà nessuna uscita a 4. E quando ti rendi conto che non lo fa essere più cordiale nemmeno la tua battuta sul tuo stato alcolico il venerdì sera, decidi che è giunto il momento di desistere.
Ma poi, alla fine della giornata, con il tuo Vodka Lemon in mano, pensi che non puoi certo fartene un dramma se non ti ricordi esattamente tutti quelli che ti sei portato a letto.
E questo non può essere considerato un motivo di rigetto o di offesa da parte di chicchessia.
Il mondo è pieno di situazioni del genere.
Prendi, per esempio, il caso di tua nonna.
Lei non si ricorda esattamente che tuo padre è il marito di sua figlia e non il suo.
Ma né tu né i tuoi familiari, anche quando lo dice davanti ad estranei, siete così maleducati da sottolinearglielo.
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