Non scrivi per dire che i cinesi sono tanti da sembrare delle formiche, brutti da essere gli ispiratori degli ei- furono Sgorbions nè per rimarcare l’ovvio. Ossia che ce l’hanno corto. Anche perchè al momento il tuo palmares conta un italiano e un francese ma non il “local dish” come viene chiamato qui il china-minidotato dagli expat rive gauche.
No.
Oggi scrivi perché da quando sei atterrato la tua unica preoccupazione, oltre ad evitare china-prigioni e china-ospedali, è restare in vita durante le corse in taxi.
Sì, perché, sebbene prendere taxi per pochi euro faccia molto Carrie e New York, la guida dei tassisti locali è un tantinello sportiva.
Per mantenere alto il livello della metafora.
Ad esempio laddove tu useresti i fari per far muovere quello davanti a te in circonvalla e poi lo tampineresti attaccato al culo, il china-tassista medio suona il clacson e accelera.
Diventa un problema di chi sta avanti spostarsi per farlo passare.
E tuo evitare un attacco alle coronarie.
Anche perché, in questo mondo al contrario dove un batacchio xxl raggiunge a malapena i 14cm, non è consentito indossare cinture di sicurezza.
Vorrai mica insultare il tassista e comunicargli indirettamente che hai poca fiducia nelle sue doti automobilistiche, no?
Del resto, deve essere una questione dei grandi numeri.
Essendo una tale enormità di persone forse è una questione di selezione della specie, affidata ai tassisti.
Quelli che sopravvivono possono andare al fake market e acquistare compulsivamente 6 paia di converse, 4 tshirt, 1 paio di occhiali e gadget locali per 20 persone a meno di 200 euro.
Solo il vodka lemon sembra costare uguale a Milano.
Posto che poi o è una limonata o è vodka liscia.
Ma forse applicano il concetto di fake anche ai drink.
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