Questa volta ti sei dannatamente innamorato.
Sei pronto a mollare la tua promettente carriera da pubblicitario e venire a sputtanare il tfr e l’eredità di tua nonna qui in mezzo alle china-persone.
L’uomo che merita tutto questo è un francese.
Il primo francese della tua vita, se la memoria non ti inganna.
E viste le recenti figure marroncine su chi e cosa ti sei fatto, preferisci mantenere il condizionale.
Conosci Greg – nome vero tanto sei sicuro che non legga il blog – su un supermercato che va per la maggiore tra expat e china-persone, dal nome che non lascia nulla alla fantasia, manhunt.
Arrivi da lui dopo una giornata di shopping sfrenato e con un blocco intestinale in corso – inutile entrare in dettagli troppo macabri, sei certo che il lettore medio riesca ad immaginare le implicazioni della mancanza di Activia nelle tue giornate.
Quattro chiacchiere di circostanza.
Poi ti bacia.
E come ti bacia.
Tecnica che il Dottorino – forse il miglior baciatore incontrato – se la sogna.
E passione come se fossi l’uomo della sua vita – qui fare confronti pare brutto ma sei certo che anche in questo caso il lettore attento sappia intendere.
Poi resta nudo.
Un corpo esile e magro come nelle tue fantasie più segrete.
E un’arma tra le gambe. Dei cui 8 inches si era già vantato – usate google per avere il corrispettivo di centimetri ma puoi assicurare che si tratta di molti cm per un batacchio solo.
Ma la realtà era al di là di ogni più chilometrica aspettativa.
Poi c’è l’amplesso.
Da urlo.
In senso letterale.
Mentre lui ti fa “un lungo discorso” tu inarchi la schiena.
E capisci che sei al 21esimo piano con una vista pazzesca sui grattacieli.
Sembra un episodio di Sex and the City.
Poi finisce l’amplesso.
Parlate del più e del meno.
Vi baciate.
Nudi con le gambe incrociate.
Con la musica francese in sottofondo e la vista di Shanghai davanti.
Questa volta sembra di essere in uno spezzone de “Il tempo delle mele”.
Stai quasi per chiedergli se vuole che molli tutto per lui, per il suo sorriso, per i suoi baci e per il suo batacchio.
Ecco, l’ultimo elemento rompe la poesia. E ti ricorda come è cominciata.
Rifiuti la doccia per correttezza.
E ti immergi in una uggiosa Shanghai, parlando a gesti con un china-tassista.
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