Ni hao da Shanghai.
Cioè più o meno, visto che scrivi da Milano, anche se il tuo cuore e i tuoi gioielli di famiglia sono ancora lì.
L’ultima sera a Shanghai è stata un tango tra locali e ragazzi splendidi.
Iniziare la serata al 97esimo piano (ok era il 91esimo ma non puoi sbugiardare la tua registrazione su Facebook) bevendo Vodka Sour dà da solo un tocco glam alla tua mera vita.
Se poi si considera che hai continuato bevendo in altri tre locali, di cui l’ultimo sul tetto di un grattacielo, si può facilmente dedurre che il tuo mood era ben disposto all’innamoramento.
Infatti allo Shanghai Studio, il corrispettivo del Plastic locale, quanto meno in termini di dimensioni, di caldo e di pericolosità (tre piani sottoterra senza porte di emergenza, sic!) hai iniziato innamorandoti di uno splendido ragazzo magro e non troppo alto, con un sorriso da svenimento. Avresti poi scoperto studente di Harvard – e questo denota la tua estrema classe anche nel rimorchio.
Dopo averlo rincorso tutta la sera, finalmente, intorno alle 2, lo ritrovi.
Che parla con un altro.
Ma non eri assolutamente intenzionato a desistere.
Hai quindi assoldato un china-messicano locale, chiedendogli di portare via l’intruso dal tuo amato.
Il china-messicano, che porta il nome di Nostro Signore, si presta e libera il tuo amato.
Tuttavia, come sempre, la sfiga ci vede benissimo e quindi il tuo amato viene immediatamente braccato da un tipo terribile con i capelli ricci.
Ovviamente tu a fare beneficienza non ci stai e quindi, forte del fatto che “non sei a Milano chissenefrega di quello che pensano”, vai dritto sulla tua preda.
“E’ tutta la sera che ti rincorro” dici in un perfetto drunkinglisc.
“Anche io” ti risponde.
Al che guardi il riccio.
E guardi la tua preda.
La tua preda a questo punto si rivela fantastica.
Guarda il riccio e con fare scocciato dice.
“I gave you my number. We will text. Now go please”.
Ed così inizia la vostra love story di 15 minuti.
Fatta di teneri baci.
E di limoni durissimi.
Di complimenti sui rispettivi sorrisi e sui rispettivi occhi.
Love story che viene drammaticamente interrotta dal fatto che lui doveva tornare a casa, che tu avresti preso un volo per l’Italia in meno di 5 ore e che soprattutto, avessi anche voluto fare le corse, non avevi idea di come si pronunciasse l’indirizzo di casa tua dove dovevi ripassare a prendere i bagagli.
Triste per la vostra rottura, hai incontrato un brasiliano.
Praticamente uno stalker.
Il quale, dopo averti detto di sapere esattamente chi eri, dove e con chi vivevi (da notare che sei stato un totale di 5 giorni in città), come presentazione ufficiale ti prende la mano.
E te la infila nei suoi pantaloni.
Per farti controllare la mercanzia.
Davvero notevole, tra l’altro.
Purtroppo, l’imminente volo e il solito problema con l’indirizzo di casa (in cinese c’è il rischio di voler dire “via taldetali” e di pronunciare “tua madre è una battona” solo cambiando l’inflessione, capite bene che non volevi essere picchiato da un tassista incazzato), non hai avuto modo di approfondire ulteriormente.
E sei passato così al Bar Rouge, dove bevendo l’ultimo Vodka Lemon davanti all’alba che illuminava la bandiera cinese sventolante mentre le casse pompavano musica house, hai salutato la città e i tuoi amori locali.
Ripromettendoti di tornare.
Zàijiàn da Shanghai.
(sì ok hai usato Google Translator per scoprire come si dice goodbye nella china-lingua).
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