La nascita di Gwenda


Mai avresti pensato, dieci anni fa quando eri tutto casa-università-chiesa, che avresti assistito alla nascita di una travestita, di una vera donna.

Tu che quando sei entrato a Muccassassina per la prima volta hai visto nelle drag che ballavano qualcosa di mefistofelico.
E la prima volta che hai messo piede all’Alpheus, eri certo di aver finalmente visualizzato l’inferno meglio di qualunque artista paleocristiano. Quasi pensavi che nello spettacolo delle drag dovesse ad un certo punto palesarsi Miss Demonio in persona.
Eppure Gwenda è nata davanti a te, con il suo splendido cognome Von Sphynter, perché è di buona famiglia olandese, in una sessione di “Extreme Makeover Trav Edition” a casa di The Queen, con i consigli di stile del Dottorino.
Gwenda di secondo nome fa Ibis, perché non ha paura di confrontarsi con Paris Hilton e allo stesso tempo non ha paura di ammettere che c’ha meno contante di lei.
Anche se ha la stessa classe.
Da tangenziale.
E indossa lo stesso intimo.
Ossia, niente.
Quando siete usciti/e insieme, in mezzo alla movida alternativa/punk/radical chic – non hai mai capito esattamente chi frequenta Ticinese, troppa gente comunque – avete rischiato di essere picchiati/e.
Ma lei con il suo ancheggiamento femminile tanto quanto la tua coscia – che ricorda più uno zampone gigantesco di un arto inferiore – è stata superiore a tutto e tutti.
Ai fischi, alle occhiate, ai commenti.
Una vera strappona.
E al Plastic l’effetto sorpresa che ha fatto sì che tutti riconoscessero te e non lei – ed essendo lei molto più party girl di te è quasi una possibilità impossibile – è stata molto particolare.
Non sai se Gwenda si riproporrà presto.
Di sicuro sai, che del ragazzetto di periferia spaventato dalle drag è rimasto ben poco.
Ora si tratta di riuscire a tollerare quelli che si vestono dark/sadomaso per andare nel Bordello.
Ci riuscirai forse il giorno in cui ti giureranno che sotto quel latex non crescono funghi, muschio per il presepe e licheni.
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