A SHARM CON YALLAYALLA.IT, SAND TOURS E HILTON

Vi racconto la mia esperienza a Sharm. Innanzitutto voglio ringraziare YallaYalla.it per l’attenzione con cui propone i viaggi ai suoi clienti ad un prezzo accessibile, Sand Tours per la cura che ha in loco ai suoi clienti e Hilton per il livello di servizio e di pulizia della loro struttura, praticamente quello che ci si aspetta da un brand internazionale dell’hotellerie.

Ecco questo è quello che avrei voluto scrivere a fine vacanza e invece mi tocca raccontare un’altra storia di cui sono tutti e tre in egual modo responsabili.

Andiamo per ordine.

IL RESORT

ACCESSO AL MARE

Allego un link alcune foto di come è il resort nelle foto presenti sul sito di yallayalla.it (http://www.yallayalla.it/destinazioni/mar-rosso/sharm-el-sheikh/hilton-sharks-bay-resort).

Allego poi al post le foto fatte da me dell’accesso al mare come è davvero.

Ora, nessuno si aspetta che le foto siano esattamente come la realtà – l’ho imparato quando sono entrato per la prima volta da McDonald’s e ho visto la differenza tra le foto del BigMac esposte e il Big Mac che mi sono mangiato.

Ma in questo caso è come in quei meme “Instagram vs Real Life”. Che su Instagram va bene perché non hai pagato un euro ma per una vacanza, pessima.

IL CHECK IN

Facciamo check in alle 3 del mattino, freschi come delle rose dopo una tempesta di sabbia.

Ci viene consegnato un braccialetto e una busta contenente chiavi e una lettera di spiegazione.

In questa lettera (allego foto) si parla di una serie di servizi legati all’all inclusive, incluse bevande alcoliche.

Quando capisco che l’unica cosa che mi resta in questa vacanza è berci su, scopro che il mio all inclusive non includeva alcolici.

Quando chiedo come mai era scritto diversamente nella lettera di benvenuto, mi viene risposto che è uguale per tutti a prescindere dal pacchetto acquistato.

Io credo di essere su Scherzi a Parte ma sorvolo.

Segnalo, tra l’altro, che gli amici di YallaYalla.it mi segnalavano un generico “all inclusive” (come da allegato).

CAMERA

Passiamo alla camera.

La prima camera che mi è stata data dava sul parcheggio. Praticamente se stavo nudo dovevo barricarmi dentro o espormi a tutti i passanti.

La visuale a cui ero esposto era un palazzo in costruzione abbandonato.

Ma non finisce qui: tra le piastrelle del bagno, segni di chiare incrostazioni (vedere foto). Praticamente lo stesso tipo di bagno che trovi alla pensione Mariella che dà sull’Adriatico a Porto San Giorgio.

Dopo una lamentela mi cambiano di camera.

Peccato che in questa camera il bagno non sia dotato di scopettino per il water. Visto quello che si mangia, vi lascio immaginare il piacere di utilizzarlo.

Ultimo ma non ultimo, l’aria condizionata – che si è obbligati a tenere accesa giorno e notte visto la caldazza – fa più rumore di un pinguino De Longhi del 1993. Un piacere per le orecchie.

WI-FI

Sul sito di YallaYalla.it si parla genericamente di Wi-Fi gratuito nella hall e in piscina.

Io capisco che nelle camere si paga il Wi-Fi. Che è una cosa totalmente inaccettabile in qualunque albergo civile ma mi dico che ho pagato poco e ci può stare.

Appena arrivo, scopro invece che il Wi-Fi è disponibile SOLO in quelle zone e che se vuoi connetterti dalla camera, non ti connetti.

Quindi o si staziona nella hall o in piscina o si è scollegati dal mondo esterno.

(Ho risolto comprando una sim dati Vodafone da 400GB per fare lo sborone, ma questa è un’altra storia).

RISTORANTI

I fantastici ristoranti del resort inclusi nel pacchetto offrono sempre e solo gli stessi piatti.

Esclusa la pasta che sembrava più che altro un piatto al Vinavil e tutta la verdura cruda che, a meno che non si voglia avere la dissenteria per dimagrire, è sconsigliata, non resta che riso bianco, petto di pollo e gulasch.

Che voglio dire anche buoni eh ma dopo 5 giorni praticamente è un blocco intestinale assicurato (e al terzo ho praticamente smesso di mangiare perché mi stavano spuntando le ali del pollo anche a me, forse l’obiettivo era cucinarmi alla brace).

Tra l’altro il ristorante principale versa in condizioni igieniche che in Italia ti toglierebbero la licenza e pure la patente di guida (allego simpatiche foto).

Non va meglio con il servizio in camera: ordino un hamburger che, mi dico, è una ricetta così standard che cannarla è impossibile.

Più che un hamburger di carne con uovo era un hamburger alla cipolla con pane raffermo.

Nella disperazione più totale, provo ad andare a mangiare in uno dei ristoranti a pagamento del resort.

Sognando un menù e servizio al tavolo, decido di investire (pochi euro onestamente) per mangiare.

Peccato che il menù, stampato su un raffinatissimo A4 plastificato, sia di 4 piatti da cui alla fine scelgo la portata “calamari”.

Quando chiedo come sono cucinati, quale è la ricetta, sbattimento totale.

Se avessi chiesto di spiegarmi il mistero teologico della trinità, sarebbe stato più facile da affrontare.

Morale della favola, ho mangiato così tante uova che probabilmente ho il colesterolo alle stelle e tra poco apparirà la Carrà col Danacol.

GESTIONE DELLE LAMENTELE

Dopo che espongo le lamentele di cui sopra al rappresentante del tour operator in loco, mi chiama una manager dell’hotel che, stupita che io sapessi parlare inglese perfettamente, mi promette di farsi perdonare con frutta fresca (che rifiuto gentilmente, onde evitare cagarella a fischio, in cambio di una Coca-Cola), una birra e un passaggio gratis in taxi alla città vecchia.

Costo complessivo del cibo, stando al menù del servizio in camera: 30 pound egiziani per la frutta (1,50 euro), 40 pound egiziani per la birra (2 euro), 18 pound egiziani (0,80€) per la Coca Cola e un costo stimato di 15 euro per il taxi.

Valore del mio disagio secondo Hilton: meno di 20€.

Ma va bene, ti dici, apprezza il gesto, non essere venale.

Uno il gesto lo apprezzerebbe pure, peccato che quanto promesso non sia mai arrivato.

ESCURSIONI

Capisco subito che la soluzione a parte dei problemi è emigrare al di fuori della struttura – come non citare, tra l’altro, il piacevolissimo accompagnamento musicale in piscina a tutto volume, che va da Gigi D’Alessio ai neo melodici arabi.

Prenoto quindi due escursioni: una per andare a vedere la barriera corallina (costo 40 euro) e una per andare a vedere il tramonto nel deserto a bordo di un qad prima e di un cammello poi (con annessa cena e show da turisti, ma ci sta) – 35 euro. Il tutto, ovviamente, senza uno straccio di ricevuta e gestito tramite numero di camera.

Praticamente ero il numero 1034, tipo una concorrente di Miss Italia.

Dal punto di vista della natura, non si può dire nulla. Il più bel mare che abbia mai visto, praticamente si nuota in un acquario, e il deserto, in cui non ero mai stato, un’esperienza wow.

Ma andiamo nel dettaglio delle due esperienze.

ESCURSIONE ALL’ISOLA DI TIRAN

A parte il fatto che nell’isola non ci siamo mai arrivati causa mare grosso (che poi gli farei vedere cosa è il mare grosso quando si va in aliscafo alle Eolie, per dire, ma vabbè), l’escursione è in russo.

Ora io non pretendo che si parli italiano fuori dall’Italia (anzi) ma che chi fa turismo “di massa” sappia mettere tre parole in fila in inglese, mi pare il minimo.

Non stiamo parlando di un atollo sperduto con le caprette che ti fanno ciao, ma di un posto dove arrivano orde di turisti ogni anno.

In ogni caso, impossibile o quasi capire come si svolgerà la giornata.

Impossibile sapere ad ogni tappa quanto tempo si ha a disposizione, se il diving è incluso nel prezzo o meno, se è possibile e sicuro allontanarsi un po’ dal coagulo di barche con turisti che rendono lo snorkelling una nuotata ad ostacoli tra cime, turisti che non sanno nuotare e barche che vengono e vanno, roba che a Salvini verrebbe un esaurimento nervoso.

Quando chiedo: “quanto tempo ho?”

Mi viene risposto: “circa mezz’ora, occhio che se non sei sulla barca ti lasciamo qui e devi tornare in taxi”.

Salvo poi che siamo stati fermi un’ora e mezzo.

DESERTO

Passiamo all’escursione nel deserto.

Mi trovo nuovamente in un tour in russo con una guida che parla poco e male l’inglese per cui mi è impossibile fargli una qualsiasi domanda sulla cultura locale perché la risposta che ricevo, a prescindere dalle domande che faccio, è sempre: “you must go to Cairo”.

Vengo messo su un qad che non ho mai guidato prima nella vita.

Sapendo che non è il mezzo più sicuro del mondo, chiedo informazioni in inglese e in italiano.

La risposta che ricevo è: “c’è un acceleratore e due freni”.

Grazie al cazzo, mi verrebbe da rispondere.

Mentre guido, ho evidenti difficoltà a gestire il mezzo, probabilmente perché abituato allo scooter, ho dei riflessi condizionati che non mi permettono di gestirlo a dovere.

Il supporto dei locali si limita ad urlarmi in russo (o in arabo, chi può dirlo).

Quando, esasperato, urlo anche io in italiano e in inglese, mi dicono: “it’s easy”.

Ok.

Arriviamo a destinazione dopo 10 minuti di interminabile guida di qad durante la quale facevo mentalmente la lista dei debiti che avrei lasciato in eredità alla mia famiglia.

Quindi chiedo quando ci sarà la parte dedicata al cammello.

I gestori del tour mi rispondono male e devo insistere per ricordargli che avevo comprato anche il giro in cammello.

Alla fine questo giro lo faccio.

Dura 5 minuti netti e il tempo di 10 foto in cui sembro felice e che sono perfette per Instagram.

Segue poi tutta una parte di spiegazione rigorosamente in russo, cena beduina che ripropone, indovinate un po’?, pollo alla griglia, riso bianco e gulasch e spettacolo beduino sulle note di un classico di questa zona come “Waka waka” di Shakira.

CONCLUSIONE

Ci tengo a precisare che non mi aspettavo di aver pagato relativamente poco e di avere un trattamento da cinque stelle superior, ovviamente.

Ma tra un trattamento stile Four Season e due calci in culo dopo aver pagato, c’è una buona via di mezzo.

Non voglio nemmeno dire che tutta Sharm sia così.

Ma questa è la mia esperienza con i tre operatori turistici di cui sopra che consiglio di evitare come consiglio di evitare di strofinarsi dell’ortica fresca sugli zebedei.

PS non faccio menzione a quanto fosse scomodo l’aereo, dove per sedermi praticamente ho dovuto fare del contorsionismo degno del Circo Orfei.

Non lo faccio proprio perché sono sufficientemente intelligente da sapere che non puoi viaggiare in business su Emirates se paghi in tutto quello che avresti pagato per guardare da lontano uno dei loro boing.

Ma tutto il resto si colloca tra il ridicolo, l’inaccettabile e l’offensivo per chiunque sia abituato a viaggiare oltre Ladispoli Nord.

Senza offesa per Ladispoli Nord, ovviamente.

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